29 luglio 2025

Lโ€™epilessia รจ una delle patologie neurologiche piรน diffuse al mondo, con circa 50-65 milioni di persone colpite a livello globale e circa 600.000 casi stimati in Italia. Si tratta di una malattia caratterizzata da crisi epilettiche ricorrenti dovute a scariche anomale di attivitร  elettrica nel cervello. Negli ultimi decenni sono stati sviluppati oltre venti farmaci anticonvulsivanti efficaci per molte forme di epilessia.

Cosโ€™รจ lโ€™epilessia e cosa significa โ€œfarmaco-resistenteโ€

Lโ€™obiettivo della terapia รจ eliminare o ridurre al minimo le crisi tramite farmaci antiepilettici. Purtroppo, epilessia farmacoresistente (detta anche refrattaria o intrattabile) significa che le crisi persistono nonostante il corretto uso dei farmaci disponibili. Per definizione internazionale, si parla di farmacoresistenza quando un paziente ha utilizzato almeno due differenti farmaci antiepilettici appropriati (scelti in base al tipo di epilessia), ben tollerati e somministrati a dosi adeguate, senza ottenere il controllo delle crisi. In altre parole, anche dopo tentativi multipli con le terapie standard, le convulsioni non vengono soppresse. Questa condizione interessa circa il 30% di tutte le persone con epilessia. In Italia, su circa 500-600 mila pazienti epilettici totali, si stima quindi che oltre 150-180 mila soffrano di forme farmacoresistenti.

Il peso sulla qualitร  della vita dei pazienti

Vivere con unโ€™epilessia farmacoresistente significa affrontare non solo le crisi epilettiche frequenti, ma anche le conseguenze fisiche, psicologiche e sociali della malattia. Le crisi non controllate sono eventi imprevedibili e potenzialmente pericolosi: il paziente puรฒ subire traumi, cadute, incidenti durante una crisi convulsiva e deve adottare molte precauzioni nella vita quotidiana (rinunciare a guidare, evitare determinate attivitร , ecc.). Lโ€™epilessia, soprattutto se grave, puรฒ associarsi a deficit cognitivi e a problemi di sviluppo nei bambini, nonchรฉ a disturbi psicologici (ansia, depressione) e difficoltร  di inserimento sociale, a causa dello stigma e della dipendenza da altri per la propria sicurezza. Tutti questi fattori determinano un forte impatto sulla qualitร  di vita del paziente e della famiglia.

Un ulteriore fardello รจ rappresentato dagli effetti collaterali dei farmaci antiepilettici. Chi soffre di epilessia refrattaria spesso assume piรน farmaci contemporaneamente (politerapia) ad alti dosaggi, nel tentativo di controllare le crisi. Molti farmaci anticonvulsivanti perรฒ hanno un basso indice terapeutico e possono causare effetti indesiderati su vari organi e sul sistema nervoso centrale (sonnolenza, spossatezza, difficoltร  di concentrazione, disturbi dellโ€™equilibrio, tremori, alterazioni dellโ€™umore, ecc.). Diversi studi hanno evidenziato che nei pazienti con epilessia farmacoresistente sono proprio gli effetti avversi dei farmaci a costituire il principale determinante di una scadente qualitร  di vita, piรน ancora della frequenza delle crisi in sรฉ. In altre parole, queste persone non solo continuano ad avere convulsioni, ma devono anche sopportare i pesanti sintomi causati dai farmaci (oltre al pensiero di doverli assumere cronicamente). Ridurre il carico di effetti collaterali รจ dunque fondamentale quanto ridurre le crisi, per migliorare la vita di questi pazienti.

Dal punto di vista clinico, lโ€™epilessia farmacoresistente comporta anche un rischio maggiore di complicanze a lungo termine. Ogni crisi epilettica รจ uno stress per lโ€™organismo e, se ripetuta frequentemente, puรฒ portare a un deterioramento neurologico nel tempo. Inoltre, nelle forme piรน gravi esiste il rischio (sia pure raro) di SUDEP (Sudden Unexpected Death in Epilepsy, morte improvvisa inattesa in epilessia), la cui incidenza aumenta nei pazienti con crisi non controllate. Tutto ciรฒ rende evidente perchรฉ trovare nuove terapie efficaci per lโ€™epilessia resistente sia una prioritร : in gioco cโ€™รจ non solo il controllo dei sintomi, ma la possibilitร  per questi pazienti di riavere una vita dignitosa, autonoma e con minori paure.

La ricerca sulla cannabis medica: come agisce e quali componenti sono coinvolti

Negli ultimi anni lโ€™attenzione di ricercatori e medici si รจ rivolta alla cannabis medica come potenziale trattamento per le epilessie resistenti. Puรฒ sembrare una novitร  rivoluzionaria, ma in realtร  lโ€™uso della cannabis contro le convulsioni ha radici antiche. Rimedi a base di Cannabis sativa vengono menzionati in testi della medicina tradizionale cinese e medio-orientale per trattare โ€œconvulsioni notturneโ€ giร  intorno al 1800 a.C.

La situazione รจ cambiata negli ultimi dieci anni. Il merito รจ in parte di alcune storie di pazienti che hanno fatto scalpore sui media e online: ad esempio, casi di bambini con forme gravissime di epilessia (come la sindrome di Dravet) i cui genitori hanno riferito drastiche riduzioni delle crisi grazie a estratti di cannabis ricchi di CBD. La condivisione virale di queste esperienze ha riacceso lโ€™interesse scientifico verso i cannabinoidi come anticonvulsivanti, alimentando una โ€œcrescita inarrestabileโ€ della cannabis terapeutica come possibile trattamento dellโ€™epilessia. Tali testimonianze aneddotiche, inizialmente accolte con scetticismo, hanno spinto a organizzare studi clinici controllati per verificare in modo rigoroso efficacia e sicurezza di questi composti.

La cannabis medica deve le sue potenzialitร  terapeutiche principalmente al CBD, che offre benefici anticonvulsivanti senza gli effetti psicoattivi indesiderati del THC. Questo non significa che il THC sia del tutto inutile in ambito medico โ€“ anzi, viene studiato per altre condizioni come il dolore neuropatico e possiede un proprio profilo farmacologico โ€“ ma nel caso specifico dellโ€™epilessia lโ€™attenzione รจ focalizzata sul cannabidiolo. Va ricordato che oltre a THC e CBD, la pianta contiene altri cannabinoidi minori (come CBG, CBC, CBDV, THCV, ecc.) e terpeni che potrebbero avere ruoli sinergici. Alcuni preparati di cannabis terapeutica utilizzati nei pazienti contengono estratti completi (full-spectrum) con diverse componenti, mentre altri โ€“ come vedremo โ€“ impiegano formulazioni purificate di CBD quasi al 100%. La ricerca sta esplorando tutte queste possibilitร  per capire come ottimizzare lโ€™effetto terapeutico massimizzando lโ€™efficacia e minimizzando gli effetti collaterali.

Evidenze scientifiche disponibili sullโ€™efficacia del CBD

Fino a pochi anni fa, le prove a favore dellโ€™uso di cannabis nellโ€™epilessia erano aneddotiche o limitate a piccoli studi osservazionali. La situazione รจ cambiata a partire dal 2017, quando sono stati pubblicati i primi grandi trial clinici randomizzati e controllati sullโ€™utilizzo di CBD in forme di epilessia farmaco-resistente. In particolare, tre studi di Fase 3 condotti a livello internazionale su pazienti con sindrome di Dravet e con sindrome di Lennox-Gastaut hanno segnato una svolta: per la prima volta รจ stata ottenuta unโ€™evidenza di classe I che lโ€™aggiunta di CBD al trattamento standard migliora il controllo delle crisi in queste forme di epilessia. Questi risultati hanno confermato scientificamente le osservazioni positive raccolte dai casi clinici, convincendo la comunitร  neurologica della validitร  del cannabidiolo come opzione terapeutica.

Oltre ai trial controllati, sono disponibili studi in aperto e programmi di estensione a lungo termine che confermano il beneficio del CBD e ne valutano la sicurezza su periodi piรน lunghi. Ad esempio, uno studio di uso compassionevole condotto in Italia (prima dellโ€™approvazione ufficiale del farmaco) ha seguito per 12 mesi un centinaio di pazienti pediatrici e adulti con Dravet o LGS trattati con cannabidiolo puro: la riduzione mediana delle crisi si รจ mantenuta attorno al 40-54% anche dopo un anno di terapia. Inoltre, gli effetti positivi โ€œcollateraliโ€ riportati dai caregiver hanno incluso miglioramenti nel livello di allerta, nellโ€™umore e nella qualitร  del sonno dei pazienti, segni indiretti di un miglior controllo delle crisi e di un benessere generale superiore. Naturalmente, non tutti i pazienti ottengono lo stesso grado di beneficio: accanto ai โ€œresponderโ€ che riducono drasticamente le crisi, vi sono casi in cui il CBD produce solo un miglioramento parziale o nullo. Tuttavia, anche una riduzione moderata della frequenza convulsiva puรฒ tradursi in un importante progresso nella vita quotidiana (meno traumi, piรน autonomia, ecc.), specialmente per chi partiva da decine di attacchi al giorno.

In definitiva, le evidenze scientifiche ad oggi disponibili indicano che la cannabis medica (CBD) offre un reale beneficio terapeutico in alcune forme di epilessia farmacoresistente, con un profilo di sicurezza accettabile. Una revisione sistematica pubblicata nel 2023, che ha analizzato 626 studi selezionandone 29 di alta qualitร , conclude che il CBD รจ un trattamento efficace ma soprattutto sicuro e ben tollerato in varie forme di epilessia, in particolare nelle sindromi di Lennox-Gastaut e Dravet. Questi risultati hanno aperto la strada allโ€™approvazione ufficiale di farmaci a base di CBD e hanno incoraggiato ulteriori ricerche per estendere lโ€™impiego dei cannabinoidi in ambito epilettologico.

Esperienze cliniche e quadro normativo in Italia

Lโ€™Italia ha seguito con interesse e partecipazione lโ€™evoluzione della cannabis medica per lโ€™epilessia resistente, sia sul fronte della ricerca clinica sia su quello regolatorio. Come accennato, uno dei gruppi di studio della LICE (Lega Italiana Contro lโ€™Epilessia) ha condotto un programma di uso terapeutico del CBD ancor prima che il farmaco fosse disponibile in commercio: tra il 2019 e il 2020, cento pazienti italiani (bambini e adulti) affetti da sindromi di Dravet o Lennox-Gastaut farmacoresistenti sono stati trattati con cannabidiolo nellโ€™ambito di un uso compassionevole autorizzato da AIFA. I risultati, presentati al congresso LICE del 2020, sono in linea con quelli internazionali: riduzione mediana della frequenza delle crisi intorno al 40-54% dopo 12 mesi di terapia e un profilo di sicurezza molto buono (eventi avversi non gravi riportati in circa metร  dei pazienti, eventi seri solo nel 9% dei casi). Il Prof. Oriano Mecarelli, presidente della LICE, ha definito questi dati โ€œmolto incoraggiantiโ€ e ha auspicato di poterli confermare su campioni piรน ampi e anche in altre forme di epilessia farmacoresistente oltre a Dravet e LGS. Questo studio tutto italiano ha contribuito a consolidare la fiducia nella cannabis medica come opzione terapeutica e ha fatto da apripista per lโ€™accesso ufficiale al farmaco nel nostro Paese.

La vera svolta, comunque, รจ arrivata con la disponibilitร  di un farmaco industriale a base di cannabidiolo puro, il cui arrivo ha permesso di superare molti ostacoli burocratici e garantire qualitร  standardizzata. Parliamo dellโ€™Epidiolex (nome commerciale americano) noto in Europa come Epidyolex, prodotto dallโ€™azienda GW Pharmaceuticals (ora di proprietร  di Jazz Pharmaceuticals). Epidyolex รจ una soluzione orale di CBD quasi al 100%, estratto da cannabis, sviluppata specificamente per uso medico. รˆ il primo farmaco a base di cannabis ad aver superato tutte le fasi della sperimentazione clinica e ottenuto le approvazioni delle agenzie regolatorie. La FDA statunitense ha approvato Epidiolex nel giugno 2018 come trattamento aggiuntivo (in associazione a clobazam) per le crisi associate a sindrome di Lennox-Gastaut e di Dravet nei pazienti a partire dai 2 anni di etร . Successivamente, nel 2020, lโ€™indicazione รจ stata estesa anche al trattamento delle crisi legate alla sclerosi tuberosa complessa (TSC). In Europa, lโ€™EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ha autorizzato lโ€™immissione in commercio di Epidyolex nel settembre 2019 per LGS e Dravet, e nel 2021 lโ€™estensione per TSC. In Italia, lโ€™AIFA ha valutato il farmaco come innovativo e, dopo il necessario passaggio negoziale, ne ha approvato la rimborsabilitร  a carico del Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, dalla fine del 2020 Epidyolex รจ prescrivibile in Italia (in fascia A, quindi rimborsato) come terapia aggiuntiva per bambini oltre i 2 anni e adulti affetti da sindrome di Dravet o di Lennox-Gastaut, in trattamento concomitante con clobazam. Nel settembre 2022 AIFA ha esteso la rimborsabilitร  anche allโ€™indicazione per la sclerosi tuberosa, rendendo il cannabidiolo rimborsato per tutte e tre le condizioni per cui il farmaco รจ approvato. Questo significa che ad oggi i pazienti italiani affetti da Dravet, LGS o TSC con epilessia resistente possono accedere al CBD farmaceutico gratuitamente (su prescrizione degli specialisti dei Centri per lโ€™Epilessia), secondo specifici piani terapeutici approvati. Si tratta di un passo avanti enorme: fino a pochi anni fa, le famiglie erano costrette a peregrinare allโ€™estero o a sobbarcarsi costi altissimi per ottenere oli di CBD di dubbia qualitร ; ora invece esiste un percorso ufficiale e garantito dal sistema sanitario.

Va sottolineato che lโ€™approvazione di Epidyolex copre per ora solo le tre sindromi rare menzionate. Ciรฒ lascia fuori la maggior parte dei pazienti con epilessie resistenti โ€œcomuniโ€ (ad esempio epilessie focali farmaco-resistenti nellโ€™adulto), per i quali il CBD off-label potrebbe teoricamente essere di beneficio ma manca ancora unโ€™evidenza clinica robusta e unโ€™indicazione registrata. In Italia, comunque, i medici hanno la facoltร  di prescrivere preparati galenici di cannabis medica per altri tipi di epilessia refrattaria in casi individuali, valutando rischio-beneficio e ottenendo le necessarie autorizzazioni. La LICE e le associazioni di pazienti auspicano che col tempo si possano ampliare le indicazioni o condurre studi anche su altre popolazioni di pazienti.

Prospettive future e limiti attuali

Le evidenze raccolte finora sulla cannabis medica nelle epilessie farmacoresistenti aprono prospettive entusiaste, ma allo stesso tempo pongono nuove domande e sfide da affrontare. Da un lato, il CBD si รจ ormai affermato come una realtร  terapeutica per specifiche sindromi epilettiche, segnando un cambiamento di paradigma: una sostanza derivata dalla cannabis, un tempo relegata a โ€œrimedio alternativoโ€, รจ entrata nellโ€™armamentario ufficiale del neurologo. Dallโ€™altro lato, รจ importante mantenere un approccio equilibrato e scientifico, senza considerare la cannabis una โ€œpozione magicaโ€ valida per ogni caso.

Tra le prospettive future, vi รจ sicuramente lโ€™estensione delle ricerche cliniche a un piรน ampio spettro di epilessie resistenti. Finora le prove piรน solide riguardano Dravet, Lennox-Gastaut e TSC, ma restano da esplorare molte altre forme: epilessie focali dellโ€™adulto, encefalopatie epilettiche infantili diverse da LGS/Dravet, crisi focali lesionali, ecc. Studi pilota e osservazionali suggeriscono che anche in alcune di queste condizioni il CBD potrebbe aiutare (ad esempio, evidenze preliminari indicano benefici in sindromi come CDKL5, sindrome di Doose, epilessie miocloniche progressive, ecc.), ma servono trial controllati dedicati per confermarlo. In parallelo, la ricerca preclinica continua a investigare i meccanismi dei cannabinoidi: una migliore comprensione dellโ€™azione di CBD, THC e altri componenti potrร  portare allo sviluppo di nuovi composti mirati. Ad esempio, รจ in corso la sperimentazione del cannabidivarina (CBDV), un analogo del CBD presente in alcune varietร  di cannabis, per valutare se abbia proprietร  anticonvulsivanti magari superiori in certe forme di epilessia. Anche terapie combinatorie vengono ipotizzate: potrebbe il CBD associato ad una piccola dose di THC (in un rapporto controllato) fornire un effetto sinergico? Oppure lโ€™uso di terpeni specifici della cannabis contribuire allโ€™azione antiepilettica (il cosiddetto effetto entourage)? Sono domande aperte a cui gli studi futuri cercheranno di rispondere.

Un altro filone di sviluppo sarร  lโ€™identificazione di biomarcatori o fattori clinici che predicano la risposta al CBD. Infatti, come abbiamo visto, non tutti i pazienti rispondono ugualmente: capire prima chi ha piรน probabilitร  di beneficiare permetterebbe di personalizzare la terapia (evitando di esporre a tentativi infruttuosi chi probabilmente non risponderร ). Si studieranno ad esempio varianti genetiche nei sistemi endocannabinoidi o metabolici, oppure caratteristiche elettroencefalografiche associabili alla risposta positiva al CBD.

In prospettiva, superati i limiti attuali, possiamo immaginare uno scenario in cui la cannabis medica diventi una componente stabile delle terapie anti-epilessia. Forse un domani avremo nuovi farmaci derivati da cannabinoidi, o combinazioni personalizzate di piรน molecole per diversi sottotipi di epilessia. Giร  ora sono in corso numerosi trial nel mondo: ad esempio, in Australia la cannabis medica รจ prescrivibile da alcuni anni e si stanno raccogliendo dati โ€œreal-worldโ€ su migliaia di pazienti per valutare esiti e ottimizzare i protocolli terapeutici. Anche lโ€™Organizzazione Mondiale della Sanitร  sta monitorando con attenzione lo sviluppo di questi trattamenti, considerando lโ€™epilessia una prioritร  di salute pubblica globale.