31 agosto 2025

L’ansia è ormai uno dei disturbi più diffusi del nostro tempo. C’è chi la vive come una costante tensione di fondo, chi come attacchi improvvisi e paralizzanti, chi come un’insonnia che non dà tregua. Non sorprende quindi che, accanto ai trattamenti tradizionali, sempre più persone si chiedano se la cannabis terapeutica possa essere un aiuto.

La risposta, però, non è semplice e immediata: la cannabis può ridurre l’ansia, ma in alcune situazioni può anche peggiorarla.

Cannabis e ansia: una relazione complessa

Il rapporto tra cannabis e ansia è “a doppio taglio”. Alcuni pazienti riferiscono di sentirsi più calmi, rilassati e capaci di dormire meglio. Altri, al contrario, sperimentano un aumento dell’agitazione, fino a veri e propri attacchi di panico.

Il motivo sta nella composizione chimica della pianta. I due principali principi attivi, infatti, hanno effetti molto diversi:

  • THC (tetraidrocannabinolo): è la componente psicoattiva. A basse dosi può avere un effetto rilassante, ma dosi più alte sono note per aumentare ansia e paranoia.
  • CBD (cannabidiolo): non è psicoattivo e agisce come modulatore dell’ansia, influenzando i recettori della serotonina e del GABA. Inoltre, può ridurre gli effetti ansiogeni del THC.

In altre parole: varietà con tanto THC e poco CBD aumentano il rischio di ansia; quelle con molto CBD e poco THC, invece, possono avere un effetto ansiolitico.

Cosa dice la scienza

Il nostro cervello possiede un sistema chiamato endocannabinoide, che regola umore, sonno e risposta allo stress. La cannabis interagisce con questo sistema in modi complessi.

  • Il CBD attiva indirettamente recettori (come il 5-HT1A) legati alla regolazione dell’ansia (Blessing et al., Neurotherapeutics, 2015).
  • Il THC, invece, stimola i recettori CB1 in aree come l’amigdala, responsabile delle emozioni di paura. Questo spiega perché in alcuni individui può ridurre la tensione, mentre in altri aumentarla.

Alcuni studi recenti hanno fornito dati incoraggianti:

  • Un trial clinico del 2019 ha mostrato che 300 mg di CBD riducevano l’ansia da prestazione in un test di public speaking (Bergamaschi et al., Neuropsychopharmacology).
  • Una revisione del 2020 (Journal of Clinical Psychiatry) ha confermato l’efficacia del CBD nel trattare ansia generalizzata, fobia sociale e PTSD, con buona tollerabilità.

Al tempo stesso, altre ricerche (Crippa et al., 2021) hanno osservato che alti livelli di THC possono aumentare ansia e rischio di sintomi psicotici, soprattutto in adolescenti e soggetti vulnerabili.

Quando può aiutare e quando no

La cannabis terapeutica può rappresentare un valido sostegno in contesti ben precisi, ad esempio per ansia lieve o situazionale, disturbi d’ansia generalizzata che rispondono al CBD, o PTSD seguito in ambienti clinici. In questi casi si preferiscono prodotti ricchi in CBD e con THC basso o controllato.

Può invece diventare controproducente in persone giovani, con familiarità per disturbi psicotici, o quando si usano dosi elevate di THC senza controllo medico. Anche l’associazione con caffeina o altri stimolanti può amplificare i sintomi.

Come spesso ripetiamo, la cannabis non è una “cura miracolosa” contro l’ansia. È uno strumento che, se usato correttamente e sotto supervisione medica, può dare sollievo a molte persone. Ma se improvvisato o assunto senza criterio, rischia di peggiorare il problema. La chiave sta nell’equilibrio tra CBD e THC, nella personalizzazione del trattamento e nella valutazione delle caratteristiche individuali di ogni paziente.